Archivio mensile:Giugno 2014

Che fai l’11? Del perchè dovremmo vederci lo stesso.

L’11 luglio a Torino avrebbe dovuto esserci un vertice europeo riguardante la disoccupazione giovanile, a cui avrebbero dovuto partecipare rappresentanti del parlamento italiano ed europeo. L’occasione era data dall’inizio del semestre italiano di presidenza del consiglio della comunità europea, cominciato il 1 giugno. La data dell’undici luglio avrebbe quindi giustificato una presentazione dei progetti che il nostro governo avrebbe intenzione di mettere in campo in questo periodo di guida dell’istituzione europea per combattere uno dei problemi fondamentali (probabilemente “il” problema) riguardanti la società capitalistica che il progetto UE ha affermato e formato.

In vista del vertice i movimenti avevano organizzato una giornata di protesta lanciando l’hashtag #civediamol11 per chiamare in quel giorno un corteo nella stessa città ma non solo: per organizzare un percorso articolato in vari momenti di riflessione e di costruzione di alternative che avrebbe avuto un apice nella giornata dell’11 luglio. Un percorso fatto di assemblee, proiezioni, eventi, produzioni e che si sarebbe completato con alcune giornate di campeggio a Torino nei giorni della manifestazione.

Tutto questo pare sia stato vanificato. Il vertice è infatti stato spostato e nebulose sono le motivazioni di tale scelta. Ad ogni modo, quale che ne sia il motivo, appare chiaro che quantomeno una delle ragioni alla base della decisione sia stato il timore per le contestazioni annunciate. Non che intenda timore per lo scontro (chi si sognerebbe di battere sul piano fisico un esercito vero e proprio, quale è ormai diventato il corpo schierato dallo stato per ragioni di ordine pubblico) quanto piuttosto timore per ragioni di immagine legate al presentarsi, all’inizio del proprio semestre di presidenza, con un vertice su un tema così delicato contestato da decine di migliaia di persone. E sappiamo bene quanto all’immagine tenga il nostro nuovo governo.

Riguardo le contestazioni annunciate per l’11 posso testimoniare di una certa spaccatura all’interno dei movimenti riguardo le modalità della protesta. Da quello che ho potuto cogliere, seguendo le cose sul web, una delle critiche principali mosse ai movimenti è stata quella di organizzare una giornata di protesta per rispondere ad un vertice e di giocare quindi, se così si può dire, in replica al calendario dettato dalle scadenze istituzionali e non invece in maniera propositiva. Quello che è stato inotre fatto notare è che si voleva per di più rispondere ad un evento con una funzionalità di pura comunicazione, un vertice vuoto nel corso del quale i politici di turno non avrebbero deciso nulla ma si sarebbero invece solo incontrati ad uso e consumo del sistema mediatico che avrebbe poi creato una narrazione mainstream dell’accaduto.

Posso rispondere a queste due critiche brevemente. In primo luogo trovo che sia assolutamente giusto essere propositivi e creare momenti di lotta con una calendarizzazione nostra, ma credo che si debba comunque rispondere agli eventi di questo tipo calendarizzati dal governo. In secondo luogo credo che il fatto che il vertice sarebbe stato un contenitore vuoto di puro spettacolo non sia un motivo valido per disertarne la contestazione ma che anzi sia necessario, in tali casi, creare una contro-narrazione della realtà dei fatti (anche con la protesta oltre che con la comunicazione) volta a contrastare quella mainstream.

Per questi motivi trovo assolutamente significativo un eventuale spostamento del vertice in questione, come viene ventilato in questi giorni, a novembre nella città di Bruxelles. Lo spostamento del vertice in un campo ancor più inespugnabile dai movimenti italiani e praticamente alla fine del semestre di guida italiana confermerebbe sia il timore delle contestazioni sia l’inutilità effettiva delle decisioni prese in tale sede.

Ad ogni modo non sono d’accordo con la decisione di rinunciare alla data di mobilitazione per molti motivi.

– Perchè credo che il percorso intrapreso in vista della data dell’undici sia un percorso valido e non vorrei correre il rischio di minarlo eliminandone il momento culminante.

– Perchè possiamo, appunto, dettare una nostra calendarizzazione in cui incontrarci e portare all’attenzione dell’opinione pubblica un nostro tema.

– Perchè potremmo approfittarne per far passare il messaggio che il vertice in questione fosse un evento vuoto di pura formalità ed apparenza, mentre invence rinunciando alla mobilitazione facciamo passare il messaggio che fosse un evento in qualche modo di contenuto.

Cosa non c’entra niente coi Mondiali di calcio

Visto che in questi giorni si parla tanto di Mondiali, voglio parlare di qualcosa che non c’entra nulla: di calcio.

In un articolo apparso su Futbologia.org qualche tempo fa ho trovato molti spunti dai quali ho attinto a piene mani per stilare quella che segue che è una specie di lista di rivendicazioni, conscie ma più spesso inconscie, che porrei al mio club d’appartenenza locale, se fossi un Ultrà.

– Che lo stadio non sia un luogo di consumo, ma un luogo di socialità in cui passare la domenica in compagnia. Che sia aperto per molte ore e che vi sia possibile introdurre tutto il materiale pertinente all’appertenenza al club. Che i tifosi possano gestire attività all’interno dello stadio nei giorni di gioco e distribuire materiale. Che si possa, in definitiva, fare dello stadio la piazza della domenica e non un mero luogo in cui “consumare” un match mentre si mangia nel ristorante della società e si compra una maglia nello store ufficiale.

– Che le società investa nei territori in cui è radicata in termini di impianti sportivi in modo da favorire l’aggregazione e la diffusione della pratica sportiva. Avere in città un’azienda delle dimensioni di un club di serie A, ad esempio, e non riceverne i benefici che una struttura di tali dimensioni può portare alla cittadinanza tutta è assurdo. D’altronde le società di calcio tendono a creare impianti sportivi di fascia alta e quindi molto costosi. Dovrebbero, per lo meno, crearne un certo numero di fascia popolare. Inoltre dovrebbero manutenere un certo numero di impianti sportivi già esistenti nella loro città rendendoli accessibili a chiunque.

– Che le società investano nei giovani del loro territorio, magari anche riservando ai ragazzi del vivaio una percentuale di diritto nella rosa della prima squadra. Che si segua l’esempio del Barcellona, in questi anni passati squadra più forte del mondo. Se una squadra locale non serve a far crescere e scoprire ragazzi del posto, non serve a niente.

– Senza entrare nel merito dell’universo Ultrà, che sia almeno lasciata libertà di espressione negli striscioni. Mi basta dire che gli Ultrà sono elementi indispensabili a cui le società stesse non potrebbero rinunciare senza pagare uno scotto importante dal punto di vista economico (soprattutto per quel che riguarda la vendita delle partite alla pay-tv). Tentare di censurare le loro esternazioni (per quanto il contrario possa essere rischioso) è quantomeno ipocrita.

Lettera aperta ad un sindaco neo-eletto

Egr, [...]

Innanzi tutto voglio congratularmi con lei per lo straordinario successo ottenuto alle passate elezioni.
Segno indubbio della bontà del suo operato e della fiducia che molti cittadini ripongono in Lei.

Le scrivo perchè trovo significativa la sua vittoria nella città di [...], storicamente feudo della sinistra, soprattutto se messa in relazione alla sconfitta del partito di governo. Dico questo perchè voglio vedere nella sua vittoria, non tanto la vittoria del cittadino X sul cittadino Y, quanto piuttosto la vittoria di un movimento locale contro il PD. In quest'ottica infatti voglio riconoscere ai nostri concittadini la capacità che hanno avuto di evitare la trappola della vuota retorica del partito e di tutelarsi contro chi si sta distinguendo, in tutta Italia, come un'enorme macchina per l'assegnazione di grandi appalti per opere altamente impattanti quanto inutili e, più in generale, come un sistema verticistico e strettamente gerarchico.

Nel vuoto del sistema partitico italiano trovo di grande valore il suo risultato che è riuscito ad evitare le destre, il suddetto partito e i facili populismi a cinque stelle.

Senza entrare troppo approfonditamente nel merito le elenco in breve quali sono i principali appalti a cui mi riferisco. Naturalmente quando dico che il PD ha interessi in un determinato appalto mi riferisco o a lavori assegnati a costole dello stesso partito (Legacoop, CMC...) oppure a privati notoriamente sponsor o comunque vicini a suddetta area.

 Il partito democratico ha i suoi interessi nella realizzazione della seconda linea ad alta-velocità Torino-Lione (la prima, lo ricordo, è utilizzata solo al 30%).
Ha inoltre interessi nella realizzazione di altri tratti AV tra cui quello Bologna-Firenze.
Recentemente perfino renzi è arrivato ad ammettere le responsabilità del PD nella realizzazione del MOSE di Venezia.
E' implicato negli scandali dovuti all'assegnazione di appalti relativi ad EXPO 2015 Milano.

Anzichè continuare con gli esempi vorrei chiederle di vigilare sulla situazione in paese, poichè quello che viene applicato alla nazione viene riportato anche nel locale. La nostra zona ha una straordinaria vocazione naturalistica e architettonica che va preservata. Le voglio chiedere di esprimere subito un parere forte sulla volontà di bruciare rifiuti CSS nei forni delle cementerie. Le chiedo anche di prendere posizione sulla realizzazione della strada a scorrimento veloce che dovrebbe collegarci allo svincolo della superstrada (quando un altro collegamento veloce già esiste, dall'altro lato del paese...). Ho già avuto modo di scrivere la mia idea su queste due opere qui e non vorrei rubare altro spazio in questa sede.

Mi permetto solo di dirle che queste opere sarebbero oltremodo impattanti per l'ambiente, per l'aria che respiriamo (che già sfora i limiti consentiti del 90% ogni anno) e in generale per la dimensione archittetonica e paesaggistica del paese. Naturalmente la rinuncia ad alcune opere non può essere fatta senza un emancipazione da alcune parole d'ordine, ormai vuotate di significato, che sempre le accompagnano, come ad esempio "progresso"... E a questa riflessione va fatta seguire la consapevolezza di dover costruire e valorizzare un nuovo tipo di approccio al lavoro: la crisi ci ha insegnato che i cementifici seppure creano lavoro, creano del lavoro comunque incerto e che, in definitiva, tutti i lavori lo sono. Quindi vale la pena ripensare dove si vuol spostare l'ago della bilancia nel merito del rapporto con i cementifici della città.

Nell'ottica di un cambiamento tanto radicale di prospettiva, ne approfitto per darle solo un suggerimento valido come sperimentazione, in piccole aree, di processi volti ad aumentare il senso civico e la partecipazione: l'Autogestione. Incentivi l'individuazione di aree esterne o interne da far gestire direttamente ai cittadini, aree in cui si possa curare il verde, coltivare un orto, creare un ambiente per incontrarsi, creare street-art, ecc... E lasci, a chi prende l'incarico, la responsabilità di rispondere del risultato. Personalemente, lo trovo il miglior esercizio civico possibile.

Nel salutarla,
la ringrazio e le faccio i migliori auguri.