parte 2
Archivio mensile:Settembre 2014
Calabria – Africo vecchio
Chiedo informazioni per arrivare a vedere le rovine di Africo Vecchio (RC), indicate sulla cartina e anche su wikimapia.org, ma non su google maps.
Un muratore: Africo? No, ma non ci si può mica andare, la strada è tutta rovinata, non si passa. Sali su al castello di Bova che è bello e panoramico, da lì farai foto bellissime.
Un barista: Si, c’è la strada, ma dovresti scendere giù ai Campi, poi diventa una strada sterrata e se non la conosci non ci arrivi mica: ti perdi. Oltretutto la strada a un certo punto finisce e te ne devi fare un pezzo a piedi.
Un avventore del bar: Ma con la macchina mica ci puoi andare. Ce l’hai una moto da cross?
Un sindaco: Mio fratello ogni tanto ci và perchè fa trekking ma con la macchina non la raggiungi mica. Poi sai com’è, magari qualcuno ci porta gli animali al pascolo e usa le case vecchie per metterci dentro qualcosa e cosa ne sai che pensano se ti vedono arrivare?
Un passante: Africo vecchio? Boh, sarà vicino ad Africo nuovo.
Alla fine non ci vado. Però sapevo che arrivarci è possibile, perchè qualcuno prima di me lo ha fatto e, per fortuna, ha fatto anche qualche foto. Che trovate qua: dattola.com/8125/africo-vecchio-provincia-rc-calabria
Calabria – Bova
Calabria – Roghudi
Una delle cose più impressionanti del viaggio a Roghudi vecchio (RC), cosa che non troverete nelle foto, è la strada che si compie per arrivarci: una serie di stretti tornanti alcuni dei quali sono in parte franati a valle; sulla carreggiata pietre e massi caduti dall’alto. E in paese, il rumore di persiane che sbattono mosse dal vento, nel silenzio dell’abbandono.
A differenza di altri paesi, questo non è un parco archeologico, e le costruzioni non sono neanche particolarmente antiche: è solo un paese fantasma.
parte 2
Calabria – Amendolea vecchia
Danneggiata da un terremoto ed in seguito da un’alluvione il borgo di Amendolea vecchia (RC), dove sorgeva anche il castello dei Ruffo, è stato abbandonato attorno agli anni ’50. Un nuovo insediamento, anch’esso oggi poco popolato, è sorto più in basso. Il paese antico è oggi un parco archeologico visitabile gratuitamente.
Nel visitarla una capra, lasciato il gregge, ha cominciato a seguirmi nelle rovine. Dopo avermi raggiunto, il pastore che la cercava, mi ha parlato un po’ del paese e offerto del vino da una bottiglia di plastica. Poi mi ha indicato i ruderi di un’antica cappella che mi sarebbe stato impossibile notare, fuori dal borgo, nascosta da una collinetta di sterpaglie e non indicata. Con ancora due affreschi che resistono alle intemperie.
Calabria – Introduzione e Pentedattilo
– Paesi abbandonati, in via d’abbandono e progetti di ripopolamento coinvolgenti migranti –
La Calabria è una delle regioni con il numero maggiore di paesi abbandonati. In queste terre l’abbandono dei borghi più antichi è dovuto sopratutto alla posizione sfavorevole in cui questi sono sorti, nei meandri dei tre parchi nazionali montuosi che compongono la regione. Nel percorrere con lo sguardo la linea costiera su una cartina geografica è tutto un rincorrersi, nei nomi dei paesi, di aggettivi quali “nuovo” o “marina” ad ognuno dei quali corrisponde un “vecchio” o “superiore” situato sulle montagne, spesso anche a grande distanza.
A volte la decisione del definitivo abbandono viene presa in seguito ad una causa scatenante, come un’alluvione o un terremoto. Altre è la conseguenza di un lento processo migratorio: nei paesi dell’Aspromonte, della Sila, del Pollino si trovano località in cui abitano meno di cento persone, tutte anziane.
Dalla Calabria è però anche arrivata la risposta più forte a questo processo, con l’iniziativa, in alcuni comuni della Locride, volta ad accogliere i migranti sul suolo italiano nei paesi in via d’abbandono. Questo esperimento (in atto anche in altre regioni) si è fino ad adesso rivelato vincente anche se a mio avviso, proprio perchè riuscito, dovrà giocare una partita fondamentale per la sua completa affermazione: quella della sostenibilità economica al di fuori delle sovvenzioni europee.
Ho affrontato il viaggio percorrendo la statale 106 Ionica risalendo da Melito di Portosalvo fino a Rocca Imperiale, entrando ogni giorno nelle montagne da una strada diversa.
Ho incontrato una stratificazione di culture vive straordinaria. A Stilo, paese natale di Tommaso Campanella, si trova la Cattolica, una chiesa bizantina straordinariemente conservata. A Bivongi, poco oltre, c’è il monastero Ortodosso di San Giovanni Theristis, tutt’ora tenuto da frati ortodossi della diocesi romena. Spostandosi nella costa, nel parco archeologico di Scolacium, a Roccelletta di Borgia, si trovano testimonianze di tre civiltà: greci, romani e normanni. Da sud a nord si passa dai paesi della Bovesìa, di area ellenofona, a quelli Arbëreshë, italo-albanesi.
Qui sotto due registrazioni effettuate durante il viaggio, da ascoltare, volendo, guardando le foto.
Stignano (RC)
Tiriolo (CZ) – Lira calabrese
Pentedattilo (RC)
Abbandonato del tutto negli anni ’60, da più di 20 anni il paese di Pentedattilo è al centro di un programma di recupero consistente nella gestione di attività artigianali e nell’organizzazione di eventi culturali. Già centro fiorente sia durante il periodo greco che durante quello romano, la sua fortuna è andata scemando nel corso dei secoli ma l’impatto visivo che si prova, appena si scorge il paese dalla piazza antistante, è di effetto straordinario, grazie alle enormi rocce che lo sovrastano (dalla cui forma prende il nome) e al modo incredibile in cui le costruzioni si arrampicano sul lato della montagna.
La maggior parte delle case del paese non sono ancora state recuperate.