Qualche pensiero sulla manifestazione meticcia di Bologna l’1 marzo

Questo primo marzo è stato un giorno dedicato ai diritti dei e delle migranti.

A Bologna, come in altre città, si è scesi in piazza per una giornata di lotta contro l’esistenza stessa di CIE e CARA, contro la legge Bossi-Fini e, più in generale, a favore della libera circolazione delle persone tra le nazioni e dei pieni diritti per tutti.

Il corteo si è svolto in maniera assolutamente pacifica tra il quartiere più meticcio di Bologna, la Bolognina, e piazza Maggiore, arrecando forse solo un po’ di inquietudine ai turisti, che in massa facevano la fila per vedere un’opera d’arte resa famosa da un film commerciale, quando hanno deciso di attaccare, sui poster che pubblicizzano la mostra, immagini delle condizioni dei reclusi nei CIE. In particolare immagini della protesta delle bocche cucite avvenuta nel CIE di Roma (Ponte Galeria) tra dicembre 2013 e gennaio 2014.

L’evento arriva in un periodo di fermento per vari avvenimenti che riguardano il diritto alla casa e al lavoro. Uguaglianza, casa e lavoro sono temi fondamentali nel campo dei diritti, del Diritto direi, se intendiamo il Diritto a vivere; e che in questi tempi siano sotto attacco la dice lunga sul periodo che stiamo attraversando.

– Per quanto riguarda il diritto alla casa Bologna è attraversata dalle stesse tensioni che attraversano tutta Italia e ho già parlato anche degli effetti benefici che questa nuova lotta avrà a mio avviso in termini di lotta al razzismo.

– Per quanto riguarda al lavoro si assiste ad un fenomeno molto simile e se vogliamo di portata maggiore o almeno, a prima vista, più maturo. Spero di aver modo di parlare presto del modo nuovo di stare fianco a fianco nelle lotte tra italiani e stranieri che si và esprimendo soprattutto nell’aria bolognese grazie ad esempio alla mobilitazione dei lavoratori della logistica ed in particolare al caso Granarolo.

In questo clima in cui forze ed esigenze diverse cominciano ad esprimersi assieme per trovare una direzione comune, Bologna chiama un corteo per stare affianco a chi vuole essere discriminato perchè non rispondente alle logiche burocratiche del potere. Il meticciato resistente che si và creando, l’ho detto e lo ripeterò ancora, è una delle cose più benefiche che ci potessero capitare.

“La nostra europa non ha confini” sarà alla fine, a mio avviso, lo slogan del corteo. Volendo si può sostituire “Europa” con “Mondo” ecc… e via dicendo perdendosi in speculazioni inutili.

Riguardo le questioni poste dal corteo quella più scottante riguarda l’esistenza stessa di lager legali. A proposito dei lager CIE bisogna semplicemente dire che essi sono dei carceri in cui esseri umani vengono reclusi senza che abbiano commesso nessun reato e soltanto perchè provengono da un’altra nazione. Bisogna ricordare che le persone che vi si trovano vengono lasciate nel più totale squallore e spesso e volentieri maltrattate, torturate e sedate con psicofarmaci da professionisti della psichiatria compiacenti. Bisogna anche far sapere che società private spesso lucrano accaparrandosi gli appalti per la gestione di questi centri ma garantendo un servizio che risulterebbe scarso anche per la gestione di un canile. Bisogna ribadire che non si può in nessun caso contenere e improgionare un essere umano arbitrariamente e non transigere anche su un altro fatto: che il “reato di clandestinità” non esiste. A proposito dei lager CARA si possono dire esattamente le stesse cose con l’aggravante che tali trattamenti sono riservati a persone richiedenti asilo.

L’unica differenza tra questi lager e quelli nazisti è che nei nostri non vengono commessi omicidi. In compenso il livello dei suicidi è comunque notevole.

Ebbene, nessuno di noi vorrebbe sentirsi condannare come noi ci sentiamo liberi di fare verso quelle persone che rimasero indifferenti ai lager durante la seconda guerra mondiale. E se venissimo a sapere di qualcuno che ha tentato a suo tempo di distruggerne uno, di far evadere i suoi prigioneri, non esiteremmo a definirlo un eroe: questo sono le istituzioni stesse ad insegnarcelo attraverso la scuola, attraverso il giorno della memoria e in molti altri modi come film e libri. Dovranno allora essere le stesse istituzioni a riconoscere che deve essere leggittimo qualsiasi atto (che non comprenda la violenza su persone e animali) volto ad abbattere e distruggere questi luoghi per restituire libertà a chi vi è capitato.