Viene fuori un bel quadro, rappresentativo di alcune involuzioni della società, parlando degli avvenimenti di questi giorni. Mi piacerebbe partire dal seguente link, anche per dimostrare che non sono contrario alle istituzioni a prescindere. Pur con qualche dubbio, infatti, ho trovato in qualche modo importante questa dichiarazione di Marino:
Angelo Mai e famiglie sgomberate, chiesto il dissequestro degli edifici
In pratica un’azione della digos, su ordine della procura, scavalca l’amministrazione e butta in strada circa 70 nuclei familiari. A monte di tutto pare ci sia una denuncia. Non è il caso di perdersi dietro a capire chi sta dietro la denuncia, lo sappiamo benissimo e, pur senza prove, non ce ne stupiamo. Alcune forze retrive dello stato hanno sempre fatto conto su certe altre forze retrive esterne allo stato. Non è questo che ci interessa. Voglio solo rilevare come si sia arrivati ad avvallare azioni di marchio puramente polizesco/legalitario che scavalcano di fatto le autorità amministrative (politiche) con cui invece dovrebbero agire di concerto, quantomeno nella pianificazione delle conseguenze di un azione. Sgomberare occupazioni abitative senza concertarsi con il gabinetto del sindaco è illegale, ed è ragionevole che lo sia. Non spetta infatti alla polizia trovare rimedio alle conseguenze di uno sgombero. Un’azione violenta come l’esser buttati fuori casa (in via delle Acacie c’erano famiglie che vivevano lì anche da 4 anni) non può essere intrapresa senza un qualche piano di ammortizzazione, invece questa è la prassi anche nel caso di sgomberi concertati con l’amministrazione, figuriamoci negli altri casi. Spero quindi che vengano seriamente presi provvedimenti per quanto successo, ma ne dubito. Ne dubito principalmente perchè chi si è permesso di aggire come ha fatto lo ha fatto ben consapevole che oggi in italia la spinta legalitaria/manettara è forte e ben poche obiezioni vengono solitamente poste ad un intervento della magistratura. Ma vorrei indagare meglio il concetto di legalità.
L’acritica spinta verso l’ottenimento di giustizia è una delle tare più pesanti che ci hanno lasciato venti anni di governo berlusconi. L’uso del potere per fini così esplicitamente personali e il senso di frustrazione che ne è derivato ha creato due poli di reazione (grillini e piddini) accomunati dall’idealizzazione della legalità, non accompagnata da alcun senso critico e basata su una visione a-storica della legge stessa.
Questo fenomeno può prendere le pieghe più diverse. Abbondano infatti, ad esempio, nei vari social network gruppi che vanno in giro a denunciare illegalità scrivendo esplicitamente nomi e indirizzi o postando foto con volti e targhe di automobili, in presenza di fenomeni illegali. Il cittadino che, singolarmente, protetto dal suo scudo di senso civico, si erge a difensore del decoro e delle cause di buon senso, schierandosi con i tutori della legge, lo devo ammettere, mi sta sul cazzo di per sè. Ben più difficile è impegnarsi in associazioni, ad esempio, per risolvere un determinato problema. Ma la cosa veramente interessante da notare di questo fenomeno è il soggetto delle denunce: principalmente zingari, barboni, ambulanti, mendicanti, occupanti. Gli strati più bassi della società. Fa venire alla mente tutte le volte che mi è capitato di sentir parlare male degli zingari da parte di persone autodefinentesi di sinistra. A parte l’impossibilità di applicare la categoria “sinistra” a chi rivolge il suo sdegno agli strati più bassi della società, (mi dispiace, potete dire quello che volete: non siete di sinistra) verrebbe da concludere, in prima istanza, che anni di sfacciata illegalità di governo abbia portato le persone ad una sete di legalità in senso assoluto. Ma questo dato non può essere letto da solo.
La questione a mio avviso allarmante è il progressivo radicamento di tensioni e convinzioni razziste in persone apparentemente inconsapevoli. Prendersela con uno zingaro non sembra essere avvertito come razzismo, perchè ruba (di tutto, anche i bambini). Prendersela con un occupante neanche: non paga l’affitto. La dimensione della necessità è del tutto negata in favore di una dimensione di scelta del derelitto del proprio destino. Se sei rom (categoria) preferisci vivere in un campo piuttosto che in un appartamento. Se sei un occupante (categoria) preferisci svegliarti ogni mattina e sperare che non arrivino poliziotti in antisommossa a buttarti fuori di casa. Nel momento in cui si invoca un intervento della legge, d’altra parte, non ci si auspica un intervento sociale volto al cambiamento in meglio della situazione (altre spese per lo stato? pagando con i soldi delle mie tasse?). Daltronde che senso avrebbe: se tali categorie sono immutabili ogni sforzo per il cambiamento sociale è vano. Tutto questo non rappresenta una novità di per sè: rappresenta una novità da parte di persone sedicenti di sinistra. Non che mi sia mai interessato particolarmente quello che avviene all’interno del governo, ma in questo momento, oltre agli eredi di berlusconi (che di essere razzisti non fanno mistero) esso si divide in manettari/legalitari grillini e manettari/legalitari piddini. Gli uni credono che destra e sinistra non esistano più (cioè in pratica per loro gli strati bassi della società non esistono) gli altri credono che lo sgombero di un campo rom sia di sinistra.
Peronalmente voglio precisare quella che ritengo una banalità: essere di sinistra avrà sempre senso finche il mondo sarà diviso in sfruttatori e sfruttati (con buona pace dei grillini). Essere contro un povero disgraziato non sarà mai di sinistra (con buona pace dei piddini).
In questo senso la legge diventa un valore assoluto, quando invece non lo è. Essa è un mezzo storico. Deve essere sottoposta ad analisi critica. Se così non fosse avremmo ancora le leggi romane. La legge stessa, inoltre, può correre il rischio di diventare un mezzo dell’agire politico: non tutto ciò che è legale deve per questo essere accettato. Quando ad esempio un ingiustizia trova la sua modalità di esecuzione nelle possibilità della legge che cosa succede? Saltando un po’ di palo in frasca nei vari movimenti di conflitto di questi giorni, ci possiamo spostare a Bologna, dove è in corso una mobilitazione contro le cooperative appaltanti lavori per grandi realtà. Abbiamo già parlato della granarolo. Ancora più recente è la manifestazione contro alcuni appalti dell’Unibo, ormai diventata in tutto e per tutto una delle aziende più potenti della città. Come spiega in maniera ineccepibile il video che segue, vi sono casi in cui un’ingiustizia può risultare del tutto legale.
Per questo motivo esiste la sinistra. Ma, aldilà della questione ideologica, rimane da affrontare un problema: come inquadrare il razzismo strisciante? Esso sembra essersi definitivamente spostato sulla questione economica e sull’emarginazione. Se ieri il problema erano gli stranieri, oggi sono gli stranieri che non hanno mezzi economici e che quindi arrivano in italia clandestinamente e finiscono magari in un lager. Se ieri davano fastidio i terroni, oggi sta più sul cazzo il barbone, che bivacca in strada. Quando rifletto su queste cose non posso non pensare ai numerosi progetti di speculazione di cui il partito di governo va facendosi portavoce: essi hanno come obiettivo quello della creazione di un mondo “cool”, di città vetrine, di turisti che fanno shopping e di un sacco di parole inglesi sparate a cazzo. In un ottica del genere è abbastanza chiaro che ci sono cose che danno fastidio alla vista: ad esempio gli emarginati. Rileggendo, in questi giorni, “NoLogo” di N. Klein (2000) mi ha impressionato la parte in cui descrive la politica di blair e del “new labour”. Trovo sia paradigmatico dell’ispirazione che ha portato al progetto pd. E il nostro attuale governatore è praticamente un blair italiano (più che un berlusconi 2.0). La politica del primo ministro inglese è stata quella di puntare tutto sull’immagine, di “marketingizzare” la politica. E a questo gioco il nostro si presta benissimo, avendo dalla sua imprenditori come farinetti, abili in comunicazione e che danno una spruzzata di sinistra al progetto. Nel momento in cui si costruisce Eataly, chi può accusarti di non essere di sinistra? Anche se per un maggior richiamo di turisti è necessaria qualche pulizia. In questo contesto il nostro attuale governatore sembra spaventare più dei precedenti: avendo alle spalle un nutrito gruppo di portatori di interesse nel voracizzare con le loro speculazioni i nostri territori, egli delinea la sua differenza con berlusconi principalmente per il configurarsi non tanto come un criminale, quanto come un’organizzazione criminale.
Non era mia intenzione parlare di governo (non lo faccio quasi mai e poco me ne importa). Sono finito a parlarne perchè trovo che esso sia inequivocabilmente legato al cambiamento sociale in atto, un cambiamento che, come abbiamo visto porta con sè razzismo verso i deboli e fiducia cieca nell’azione delle forze dell’ordine/magistratura. In effetti, se torniamo ad esempio a parlare dei fatti di Roma dell’altro ieri, risulta evidente il cortocircuito perverso tra un’azione polizesca che scavalca l’amministrazione e il clima politico, del tutto favorevole alle azioni polizesche come soluzione di un qualsivoglia problema. Il potere dato dalla politica alla polizia è aumentato perchè sempre di più le scelte politiche hanno e avranno bisogno della polizia per difendersi e affermarmarsi. Questo è noto. Ma vediamo che la polizia e la magistratura arrivano perfino al punto di scavalcare la politica. Se una cosa del genere accade è evidente che, chi ha preso la decisione, si sentiva autorizzato o quantomeno tutelato a farlo.
Per quanto riguarda invece i cittadini rimangono le considerazioni più amare. Se la spinta legalitaria può essere letta come reazione ad un’illegalità diffusa e palese, come si può giustificare questo mutamento di pelle del razzismo? Forse con la crisi e con la conseguente paura di impoverimento? Forse, all’inasprirsi delle condizioni, la società reagisce con un aumento di intolleranza verso le categorie a cui ci si sta avvicinando. O forse, semplicemente, il panorama culturale attuale è troppo povero per discorsi di solidarietà, che travalichino stereotipi consolidati.