Olocausto – la situazione degli Ebrei di Roma

“Scrivo questo articolo, memore di quanto avvenuto durante gli anni ’30 e ’40 del 1900, per denunciare la condizione degli ebrei in Italia oggi.

E’ in essere una condizione di discriminazione del popolo ebraico gravissima, del tutto simile a quella che ne precedette il genocidio, anni fa.

Dei circa 15 milioni di Ebrei presenti nel mondo, 130.000 vivono in Italia. Di questi circa 7.000 vivono a Roma, dove si registrano le situazioni di maggior disagio sociale. Gli Ebrei sono odiati da tutti e da tutti additati a nemico pubblico. Se ognuno ha le proprie antipatie, pare che tutti gli italiani siano daccordo nell’odiare gli Ebrei. Tutti li ritengono ladri e pericolosi a prescindere. A tal punto è radicato il pregiudizio sembra essere diventato ontologico. L’assioma ladro-Ebreo è da tutti riconosciuto come vero e non necessità prove. Talmente forte è questo sentimento anti-ebraico che questa popolazione è diventata il capro espiatorio delle frustrazioni di tutti per qualsiasi risentimento.

Tale pregiudizio causa una situazione di evidente segregazione concretizzatasi in una vera e propria frattura sociale la quale viene giustificata dagli italiani con la sentenza secondo la quale “gli ebrei non si vogliono integrare”. Gli Ebrei stessi dicono di volersi integrare, che io sappia, senza rinunciare alle loro tradizioni, che certamente non includono il malaffare! In generale sono rarissimi gli esempi di integrazione degli Ebrei, che non trovano posto nel mondo del lavoro, perchè nessuno li vuole. Non sono rari i casi di rivolte dei genitori quando un loro figlio capita in classe con un Ebreo. Particolarmente odiosa è poi questo astio degli italiani contro i bimbi Ebrei, che sicuramente colpe non hanno e che pure vengono visti come dei ladri in potenza, già marchiati dal loro destino di farabutti e quindi da schivare e da cacciare anche quando, ad esempio, entrano in un bar a chiedere un bicchiere d’acqua.

A causa della situazione di estrema povertà è facile vederli elemonisare o raccattare rifiuti dai cassoneti, vestiti di stracci e sporchi. Tale condizione, anzichè suscitare un moto di pietà, non si sa perchè, suscita un sentimento di disprezzo per il povero, in quanto probabilmente fastidioso alla vista. Tanto è stigmatizzato questo popolo che il cassonetto deturpato e i rifiuti lasciati sul marciapiede indignano gli italiani più della madre che ha cercato in quel cassonetto gli stracci per coprire il figlio. Certo, come tutti i poveri, molti di loro rubano. Ma a nessuno di loro questo rubare è perdonato, in quanto poveri. Essi dovrebbero lasciarsi morire di fame. In più, la loro condizione di reietti, già misera, è aggravata da una serie di leggende particolarmente odiose e infide, che li vuole segretamente ricchi o addirittura ladri di bambini. Tralasciando l’ignobile storia dei bambini (mai un caso riportato negli ultimi 30 anni) l’attenzione morbosa degli italiani si concentra su di loro quando si scopre che qualcuno di essi ha un cospicuo conto bancario o un auto di lusso. Dimenticano, gli italiani, che se si vive in una baracca non si pagano mutui e affitti e che accumulare denaro (in nero, perchè nessuno ti assume) è più facile. Dimenticano anche che se si è nomadi l’auto è un bene di prima necessità. Dimenticano, ad ogni modo, che possedere qualcosa, se non si prova che sia stato rubato, non è un reato; ma evidentemente gli italiani negano tale diritto agli Ebrei.

In generale queste popolazioni sono costrette a vivere ai margini delle città. Essendo popolazioni di tradizione nomade si è generata attorno ad essi una confusione subdola che li vuole rifiutanti la fissa dimora. Perciò questi vivono per lo più in baracche e campi in condizioni di emergenza sanitaria. In questi campi vivono solo persone della stessa etnia. Con leggi ad hoc lo stato italiano ha deciso di “aiutarli” secondo la logica dei campi e non secondo quella delle case popolari, anche per quelli che tra di loro sono cittadini ialiani; questo in aperto contrasto con la loro dichiarata volontà di integrazione. Attorno agli appalti per la gestione di suddetti campi si sono concentrati interessi mafiosi che hanno arricchito le tasche di pochi imprenditori collusi colla politica e che hanno fatto sì che la situazione nei campi degenerasse per la mancanza di servizi. Si vive senza bagni, in baracche in cui piove, cucinando all’aperto, in aree da cui nessuno porta via i rifiuti. Questa situazione è usata da molti politici per la propria campagna elettorale. In alcuni di questi campi la povertà è talmente alta che l’unica alternativa per gli abitanti è farsi pagare per far smaltire abusivamente a terzi rifiuti nel territorio del campo. Questo aumenta i rischi per la salute degli Ebrei che lì abitano e l’indignazione degli italiani che vivono nei paraggi e non sopportano il degrado di tali zone, in un circolo vizioso che si autoalimenta.

Daltronde chi vive in un campo non ha molte probailità di trovare lavoro: questi campi vengono costruiti o sorgono abusivamente in zone lontane dalla città. Gli Ebrei danno fastidio alla vista, tutti sporchi e schifosi come sono. Spesso, da quelle zone è difficile raggiungere il centro città perchè non ci sono mezzi di trasporto. Spesso, gli abitanti del campo rimangono per giorni interi nel campo, non riuscendo ad uscirne e non avendo un lavoro, in una condizione di progressivo degrado umano e sociale. La povertà dilaga. I servizi sociali mancano. Si sono registrati casi di bambine che accettavano di fare dichiarazioni contro il loro popolo, ad un giornalista, in cambio di 20 euro.

I media, in effetti, hanno una grave responsabilità in questa situazione, colpendo gli Ebrei quotidianamente con articoli infamanti in cui si confermano i peggiori luoghi comuni nei loro confronti, spesso senza fondamenti alcuni, oltre alle dichiarazioni degli stessi lettori ignoranti di tali giornali. Gli Ebrei, in effetti, fanno notizia ma solo quando rubano.

Altra grande responsabilità la hanno i politici, che nutrono il pregiudizio nei confronti degli Ebrei per poi sfruttarlo in campagna elettorale, considerando il popolo italiano sempre più impaurito e povero di strumenti critici. In questi anni abbiamo visto politici urlare di distruggere con le ruspe le baracche dove gli Ebrei vivono senza avvertirli, insultare gli Ebrei definendoli feccia in televisione, incitare gli italiani a farsi “giustizia da soli”. Tanto che molti ormai in Italia dichiarano di essersi armati e di essere pronti a sparare se un Ebreo dovesse entrare nella loro proprietà. A fronte di questa situazione tragica da un lato, pronta all’esplosione dall’altro, tutti sembrano aver scordato che gli Ebrei sono, in maggiornanza, di cittadinanza italiana.”

Ora sostituite alla parola “Ebrei” la parola “Rom” e avrete una fotografia della situazione dei Rom in Italia. Ma con la parola Rom, il sentimento di indignazione non scatta.

L’idea di questo articolo mi è stata data dalle parole di Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 Luglio, ascoltate nel reportage Romanì de Roma.

Oggi, a Bologna, c’è stata la manifestazione nazionale delle popolazioni Sinti e Rom. Per quanto io provi a pensare che rubino e commettano tutto quello che gli viene imputato non riesco a immaginarli come la parte più forte del conflitto di cui, loro malgrado, sono protagonisti.