Come se in questi giorni non se ne fosse parlato abbastanza, voglio esprimere brevemente la mia visione, riguardo a quanto avvenuto nel giorno della finale di coppa italia tra Fiorentina e Napoli.
Premetto che consiglio, per la comprensione di quanto scriverò, ma anche in generale riguardo le questioni legate al mondo ultras, la lettura de Il derby del bambino morto di Valerio Marchi (2005).
Tutta la società civile e benpensante si dice scandalizzata dal fatto che ci sia solamente consultati con gli ultras del Napoli prima di cominciare la partita. Ebbene io credo che questa sia stata una delle poche cose sensate che sono avvenute quel giorno a Roma. E non lo dico in senso macchiavellico. Io credo veramente che sia stato opportuno e giusto.
Innanzi tutto non credo siano stati i tifosi a dare il nulla osta: la decisione con tutta probabilità è stata presa altrove e poi si è andati dagli ultras per comunicare con loro. Inoltre è incontestabile il fatto che questo semplice gesto abbia evitato disordini maggiori.
Ma non è solo questo. Il calcio è dei tifosi e, in quel momento particolare, nel caos di quelle poche ore, è impossibile sapere quale fosse lo stato d’animo di quelli che, in curva sud, venivano a sapere della notizia nei modi più vari. Coinvolgere perciò la curva del Napoli in quei momenti è stato giusto oltre che opportuno.
Sappiamo benissimo che a decidere se giocare o meno la partita sarebbero stati comunque gli sponsor e tutti i portatori di interesse attorno all’evento. Personalmente, non avrei fatto giocare. Ma se, dalla curva della tifoseria che aveva uno dei suoi all’ospedale, fosse veramente arrivato un ok, credo sia stato giusto giocare.
Vorrei chiudere ricordando che tutta la confusione mediatica attorno al personaggio del capo ultrà del Napoli, naturalmente, non è casuale: questa serve a coprire un fatto molto triste di cui evidentemente per media e tuttologi è spinoso trattare. Se è ormai sdoganato parlare di camorristi, tanto più se sotto forma di teppistelli da stadio, risultano invece ancora tabù certi argomenti politici.
Infatti si fa tanta confusione attorno al capo ultrà del Napoli che non ha commesso alcun reato, mentre poco si parla di colui che, qualche ora prima, ha sparato contro alcuni tifosi! Ebbene a premere il grilletto, e non per motivi strettamente legati al tifo, è stato un pregiudicato fascista, riconducibile ad un centro sociale di destra, occupato, all’epoca, col beneplacito dell’amministrazione cittadina.
Qua un link:
http://www.ecn.org/antifa/article/4350/roma–nessuno-che-dice-che-gli-spari-sono-partiti-da-una-occupazione-fascista
Come se le coincedenze non fossero abbastanza…
Vengo a sapere che, dopo la sventura di Roma, il nostro premuroso e solerte ministro degli interni non ha perso tempo a prendere provvedimenti, presentando un piano speciale per la sicurezza il quale comprende, oltre alle manifestazioni sportive, anche i cortei.
Giustamente, dopo i fatti del 12 Aprile 2014 a Roma, eravamo in pensiero.