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Bologna – presidio in prefettura

Questo spazio non vuol essere un sito di informazione e collegamento delle realtà dei movimenti. Vuol più che altro essere un luogo di riflessione ed elaborazione di pensiero riguardo gli avvenimenti in corso. Ad ogni modo slegare le parole lasciate qui da quello che avviene là fuori e rimanere solo nella pura speculazione è una prassi che mi è estranea e che non apprezzo. Quindi cercherò, quando possibile, di legare le riflessioni ad avvenimenti recenti o appuntamenti futuri.

Lo spunto per questo post viene dal presidio di domani (3-3-2014) davanti la prefettura di Bologna che ASIA-USB e CSO terzo piano hanno indetto per domani mattina. L’appuntamento è alle 9:00 in piazza Roosvelt, il motivo è la difesa di varie occupazioni a scopo abitativo in città.

Qui informazioni: http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o42728:e1

Le riflessioni che seguono sono tra le più ovvie, ma non per questo meno preoccupanti se lo scopo che ci prefiggiamo è quello di raccontare quello che ci sta accadendo intorno, al di fuori della patina mediatica che ci addormenta.

– Sembra che il fulcro del conflitto dalle nostre parti si sia definitivamente spostato dalla progettazione di un mondo diverso e quindi da una tensione al miglioramento nel futuro al reclamo di necessità immediate e basilari, di diritti fondamentali, quali la casa e il reddito. C’è da capire ad esempio quanto questo possa essere imputabile direttamente alla crisi economica partita nel 2008 e come gestire al meglio la consapevolezza che si và creando in chi si trova a dover lottare solo per motivi contingenti.

– Una delle caratteristiche principali del movimento della lotta per la casa (così variegato e molteplice) è il suo essere meticcio. Questa caratteristica trova sicuramente motivazione nell’assottigliamento delle differenze di status tra italiani e migranti; e porta ad incontrarsi veramente, uniti da necessità ma anche aspirazioni comuni e quindi ad un’integrazione vera. E’ sicuramente una delle cose migliori che possa capitare ad un paese fondamentalmente razzista come il nostro. Anche se per ora l’organizzazione dei movimenti è in larga misura gestita da italiani  che vivono ogni giorni a contatto con questi problemi, sempre di più migranti di ogni paese stanno entrando attivamente nelle dinamiche di lotta. Il problema riguarda sempre di più gli italiani e non è assurdo pensare che i migranti non saranno ancora a lungo una “massa proletaria”: tra poco lo saremo tutti.

– La questione delle occupazioni abitative riguarda direttamente una delle battaglie cruciali di questi giorni: quella del rapporto pubblico-privato. In un contesto sociale che vede le amministrazioni locali sempre più indebitate e il governo centrale stesso tendente alla svendita di patrimonio pubblico sarà sempre più difficile riappropriarsi di stabili pubblici lasciati all’abbandono. La rivendicazione di uno stabile ad un privato (che colpevolmente lascia vuoti gli edifici per speculare) è cosa assai più complicata.

– Le relazioni sempre più frequenti tra i vari movimenti e lotte territoriali indicano la generalità delle lotte e vanno generando un disegno che è politico. Un movimento che rivendica un diritto negato di per sè è soltanto l’espressione di un disagio. Ma la contaminazione sempre più frequente, ad esempio tra chi rivendica necessità di costruire nuovamente case popolari e chi si indigna per lo spreco di denaro in cause inutili e dannose, è il segnale che questa rete di movimenti può diventare una forza politica: nel momento in cui alla rivendicazione dell’immediato affianca la progettazione concreta di un’alternativa.

Bastaunosparo

“Bastaunosparo” è naturalmente un richiamo all’opera Basta uno sparo di Wu Ming 2 e quindi vuol essere un omaggio alla memoria di Giorgio Marincola, partigiano italo-somalo, morto per mano nazista a guerra finita.

La sua storia si trova in Razza partigiana Carlo Costa, Lorenzo Teodonio (Iacobelli).

Nel Libro di Wu Ming 2 lo sparo a cui si allude è quello che uccide Giorgio Marincola e consegna alla memoria, e quindi alla nostra responsabilità, la storia di un partigiano dalla pelle scura. Un colpo mortale quindi che però diventa scintilla per una narrazione più potente del fatto in sè. La straordinarietà della vicenda del partigiano nero appare chiarissima oggi più che mai pensando ai mille conflitti legati in un modo o nell’altro al razzismo tra respingimenti alle frontiere, lager, discriminazione… Ecco dunque lo sparo da ricercare in ogni colpo esploso: non quello mortale che pare averci piegato per sempre, ma quello che segna l’inizio di una nuova marcia.

Qui sotto, da Basta uno sparo

“Val di Fiemme, 4 maggio 1945

C’è un cadavere nero, tra i cadaveri bianchi, dell’ultima strage
ma tu chiedi alla Storia chi è stato il primo a sparare
per trovare una colpa, per dare un motivo alla morte
chiedi invece alla Storia di quanti hanno tirato a campare
I nazisti hanno bruciato le case, hanno cavato gli occhi
trentacinque cadaveri bianchi e una pecora nera
ma di un drago ti pare scontato il fuoco e l’artiglio
vuoi sapere chi ha tagliato i ponti
d’oro al nemico.
Si sa che i preti devono avere una risposta per tutto
Si sa che i preti non amano dare la benedizione del dubbio
così ho trovato tra le carte del parroco un foglio volante
i cosiddetti partigiani, c’è scritto, hanno aperto le danze
e il drago ha ballato il suo valzer.
I cosiddetti partigiani, a chiamarli così, sono tutti uguali
Riboldi era tranviere, cinque anni di confino
perché sui tram di Milano
spacciava la rivoluzione dentro un volantino
Il Mando era operaio edile, poi l’hanno impiccato
Il Rella faceva l’alpino e ha disertato
Bruno Franch lo stesso, ma dall’esercito tedesco perché il padre aveva optato per Berlino
e quando hanno preso Tullio, nei boschi in val Cadino
non ha chiesto la grazia, non ha chiesto perdono.
Franz Kollman è fuggito
dal carcere a Belluno
Willie Wiens pare sia russo
ma di preciso non lo sa nessuno
c’è Tito il croato e ci sono pure due frati,
che non hanno il fucile ma lo stesso
moriranno deportati.
I cosiddetti partigiani, a chiamarli così, hanno lo stesso colore
ma basta una goccia e sono arcobaleno
basta uno sparo e nel bosco c’è persino
un cadavere nero.
L’autocolonna delle SS, dicono avesse
la bandiera bianca.
Si fermano, si arrendono, poi vedono un negro
e pensano all’onta nazionale
la Vergogna Nera, le truppe coloniali francesi che occupano la Renania
leggenda di contadine bionde stuprate, razza ariana violata
bestie, selvaggi, cannibali arruolati
per mangiare cadaveri
per ripulire le battaglie dall’odore di carogna.
Vedono un negro e sparano, si spara
Tu chiedi alla Storia chi è stato per primo
Io chiedo alla Storia una storia
C’è un cadavere nero, tra i cadaveri, dell’ultima strage.”

Wu Ming 2