Ieri, 11 marzo, i movimenti hanno reso omaggio a Francesco Lorusso, nel giorno della ricorrenza della sua morte.
Anche a causa della vicinanza temporale con la notifica di “divieto di dimora” riguardante 12 attivisti bolognesi, i collettivi presenti hanno voluto ricordare l’accaduto e ribadire la continuità delle loro istanze col movimento del ’77, al quale si prova, maldestramente, a mettere un cappello conciliante. Erano infatti presenti, alla commemorazione presso la lapide di via Mascarella, figure istituzionali appartenenti alla stessa amministrazione e alla stessa area politica che lo scorso anno, durante gli avvenimenti del 23 e 27 maggio a piazza Verdi, giustificarono l’intervento della polizia e condannarono l’azione degli studenti. Ma come si può rendere omaggio a Francesco Lorusso, militante di Lotta continua, ucciso con l’intento (riuscito) di spaccare e reprimere un movimento di piazza e contemporaneamente continuare a giustificare l’intervento della polizia quando gli studenti portano in pubblico le loro istanze? Non si può, ecco perchè i movimenti hanno deciso di mettere in chiaro una cosa:
Non c’è nessuna memoria condivisa.
Ciò che appartiene al conflitto, al conflitto resta.
Ho avuto modo di parlare della mia visione dei fatti riguardo le giornate dello scorso maggio, qui. Ed è per questo che voglio cogliere l’occasione per sottolineare l’assoluta tranquillità dello svolgersi del corteo di ieri. Come ho avuto modo di dire la gestione della piazza è stata, lo scorso anno, alla base di tutto ciò che ne è seguito. La lungimirante assenza, ieri, di forze del disordine ha consentito lo svolgersi di una manifestazione determinata e pacifica.