Reportage Sardegna 2015 | Di muralismo e streetart. Di spopolamento e accoglienza.
Parte 5
La galera è fuori e dentro (Scritta con lo spray sul muro dell’ex carcere San Sebastiano, Sassari)
Le mura perimetrali dell’ex carcere San Sebastiano di Sassari sono perfettamente comprese nel disegno urbano della città. Di conseguenza vi si ritrovano tutti i segni che una città normalmente produce sui propri muri. Lavorare in un carcere o con i carcerati, come abbiamo visto nel caso di Pina Monne, deve essere un’esperienza particolare per un artista sardo, essendo stata, questa regione, spesso considerata il luogo ideale dove confinare esuli o costruire gabbie, da parte dello stato italiano. Quando non realizzavano strutture carcerarie, le autorità italiane usavano la Sardegna stessa come una prigione, come testimoniano gli operai che non vollero prendere la tessera del fascio, durante il ventennio, e vennero mandati forzatamente a lavorare nelle miniere dell’iglesiente. I tempi della Sardegna paradiso naturale e turistico erano, evidentemente, ancora da venire. (https://nobordersard.wordpress.com/2013/07/18/prigioni-sarde-lotte-solidarieta-e-aggiornamenti/).
Ad ogni modo la lunga serie di carceri e manicomi costruiti e poi abbandonati apre un punto interrogativo sulla gestione di queste strutture. Spesso in stato di abbandono o riconverite in ulteriori luoghi di detenzione, magari dal nome diverso, lasciano il posto a strutture più moderne, nascoste nella vastità del territorio sardo. In alcuni casi (Cagliari, l’Asinara…) diventano aree museali visitabili in cui è possibile organizzare eventi culturali. Più spesso rimangono a guardare l’erba crescergli addosso.
Proprio a Sassari (SS), nel parco che comprende uno dei principali poli ospedalieri della città, si trova l’edificio abbandonato del manicomio di Rizzeddu. Nonostante sorga in un luogo di grande frequentazione neanche troppo nascosto alla vista, l’edificio è lasciato all’abbandono. Se anche non esistono più manicomi strutturati sulla base di quelli del tempo, tuttavia esiste ancora il pregiudizio psichiatrico. Esistono ancora luoghi di detenzione per persone con disturbi psichiatrici, come dimostrano i REMS, l’ultima operazione di facciata, volta a mettere fine alla fase OPG ma a cambiare ben poco nella sostanza. Non è ancora terminato, soprattutto, il grado di isolamento che spesso caratterizza le persone coinvolte nei processi psichiatrici. All’interno del Rizzeddu è possibile entrare, attraverso le finestre rotte, e vagabondare tra i corridoi pieni di immondizia. Dagli oggetti che vi ho trovato ho capito che, tutt’altro che disabitato, l’edificio viene abitualmente usato come rifugio da alcuni senzatetto. La sua attività, dunque, non è terminata e, in definitiva, neanche cambiata: continua a dare riparo agli emarginati e agli esclusi.
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